Dopo le grandi insurrezioni del primo Seicento gli abitanti di Maina,pratticamente quasi sempre indipendenti dal dominio ottomano, acquistaronogià negli anni '30 una notevole potenza in mare come pirati, mentre le loroincursioni terrestri contro le provincie convicine di Messenia e Laconia diventavanosempre più dense e intense. Per affrontare le ovvie rappresaglie dei turchi, cheprogettavano Γ aggiogamento completo e definitivo di Maina, i capi del paesesi rivolsero di nuovo ai viceré di Napoli, con cui entrarono in lunghissimitrattati (1639-1648) mirando all' intervento militare spagnuolo coli' oggetto di"liberare la Morea" o, in caso di sconfitta, di far passare la popolazionemainota (che numerava 30-40.000 anime) alle terre dell' Italia del Sud. Ma ladecadenza della Spagna rendeva riluttante Γ atteggiamento dei viceré, mentrela risolutezza degli ottomani e la posizione definitivamente ostile dei venezianifacevano sorgere i lati deboli dei progetti e mettevano in rilievo Γ impossibilitàdella loro realizzazione.Per uscire dal vicolo circo i mainoti si trovarono giocando un gioco doppiotra spagnuoli e veneziani, nel loro tentativo d' eccitare Γ interesse anche diquesti ultimi, i quali però, come è noto, non desideravano mutamenti dellostatus quo in quell' area sensibile. Naturalmente tali tentativi fallirono presto, enon prosperarono nemmeno quando scopiò la guerra di Candia. Ciò nonostante,i mainoti aumentarono gli attacchi contro gli ottomani. Però Γ occupazione diquasi tutta Γ isola di Creta (eccetto Candia) pregiudicava anche la mala fine diMaina. Intanto, nel 1647 gli spagnuoli decisero di acconsentire di nuovo (dopoΓ inefficace contrato del 1641) alle disperate suppliche dei mainoti collo scopoesclusivo di trasportare tutte le forze militari di Maina per usarle nella guerra diTrent' Anni (senza curarsi della fortuna della popolazione rimanente), ma taledisegno andò a monte per causa della rivoluzione di Masaniello a Napoli.Questa situazione imbarazzante continuò a generare a lungo dei pianiutopistici e a volte assurdi, che si colmarono in quello del comissario dell'armata veneziana Nicolo Contarini, il quale, trascinato dalle promesse delloscaltro console di Spagna in Zante Giorgio Latino, s'immaginò di poter usarele capacità militari dei mainoti nella diffesa di Candia per mezzo delgi spagnuolie non tramite accordi diretti con loro, sperando cosi di evitare il riconoscimento(dalla parte veneziana) dell' importanza strategica di Maina e il patto fermoche loro pretendevano sempre: la liberazione di tutta la Morea.